A proposito di montagna:
Scrivevo in uno dei miei primi curriculum riguardanti la pittura: “Dopo una vita di lavoro, prima operaio, poi disegnatore tecnico, dedicandomi per curiosità e risparmio, un po’ a tutti i mestieri, non ho trascurato il ciclismo e la montagna, però ora che sono in pensione, sono approdato alla pittura” questo però è un argomento di cui ho già scritto molto. Scrivevi anche: “La mia prima aspirazione è stata rappresentare con colori vivi e luminosi, luoghi e angoli nascosti che sono attorno a noi o sulle nostre montagne”
Posso dire che sono sempre andato in montagna, a volte portavo anche mia moglie poi i figli, ma erano poche gite all’anno come poco era il tempo a disposizione, che dividevo con qualche gita in bici.
Quando sono stato in pensione, il primo imput è stata la bicicletta che ho presto abbandonato dopo qualche problema di postura, mi trovavo molto meglio a camminare, dove andare se non in montagna!
Ho incominciato senza troppe pretese, gite corte fotografando e osservando la natura, ma poi ho capito che potevo fare di più, con un po' di allenamento, con un paio di racchette, mi sarei potuto permettere gite più lunghe e maggiori dislivelli, cosi mi sono lasciato prendere la mano (come faccio un po' in tutte le cose)
Agli inizi ho avuto compagni di viaggio, ma come sappiamo, nel tempo le cose cambiano anche senza volerlo, comunque sono esperienze interessanti, l’unica cosa è che devi adattarti alle decisioni ed al passo degli altri e quindi puoi anche fare delle belle gite se hai un po' di pazienza e accetti gli obiettivi altrui.
Per me la gita in montagna, incominciava già il giorno prima, il controllo delle previsioni, l’importante scelta dell’itinerario, la vallata, un monte, da raggiungere a tutti i costi, poi il giorno della gita potevo partire all’ora che volevo, potevo anche rimandare, era anche una bella scusa per farmi un giro con lo scooter che avevo poche occasioni di usare. Cosi partivo nella frescura del mattino, zaino a spalle e tanta voglia di raggiungere la meta, l’acceleratore sempre al massimo o quasi, intanto ci voleva del tempo ad andare in vallata, le ho percorse tutte, dalla Valle Pesio alla Valle Po, a volte fino a 70 Km di sola andata.
Per poi prepararsi, col caldo, col freddo, l’eccitazione della partenza, il fiato corto e le gambe che si devono scaldare, sei da solo quindi vai al passo che vuoi, il che per me voleva dire discreto.
E poi l’adrenalina, l’importanza delle decisioni da prendere, a volte la scelta dei passaggi, il fermarsi a fare foto, gli appunti per scrivere eventualmente la gita fatta, luoghi, tempi altitudine ecc. tutto faceva parte della mia gita, i miei pensieri sempre attivi colmavano eventuali vuoti della mente.
E cosi dal 2004, per una decina di anni ho percorso le nostre montagne, ho fatto quasi tutti i 3000 della zona, il 2007 l’anno che ho compiuto 60 anni, è stato l’anno che ho fatto più gite 28 e più metri di dislivello in salita 42700 e rotti, la gita più impegnativa sempre di quell’anno, è stata il Mon Viso, partenza da Borgata Castello di Pontechianale, 5 ore e 25 minuti per un dislivello di 2410 metri. La più impressionante è stata la Provenzale, se non altro per i problemi che ho avuto a scendere, e la più pericolosa per il tipo di pietra ed altri inconvenienti, ricordo l’Oronaie. Dal 2012 a causa dell’operazione al menisco destro, ho dovuto ridimensionare il tutto anche se poi mi sono abbastanza ripreso ed ho ancora fatto delle belle gite, fino al 2016 che è partito anche quello sinistro (scendendo dalla macchina) cosi dopo tre operazioni di menisco, ho deciso di sospendere questa magnifica avventura di cui ho molteplici testimonianze tra scritti e foto che vorrei condividere con voi. Riccardo, 26/01/24
Cima Tempesta e Monte Tibert
Itinerario di fine stagione ma non la solita passeggiata dal santuario di S. Magno, gita abbastanza impegnativa e solitaria nella parte di salita. Partenza in Valle Grana esattamente da Campomolino (1140m)
Prendendo la strada per S. Magno.al primo tourniquet, si prende il sentiero per la Comba di Narbona (palina), si raggiunge in breve il fondo dell'incassato vallone, il sentiero è bello, sembra un paesaggio da fiaba. Si prosegue passando un pò a destra e un pò a sinistra del rio, c'è anche qualche ometto dove serve, la pendenza è giusta per darti il tempo di scaldarti un po. Dopo una ventina di minuti il sentiero si stacca decisamente dal rio salendo sulla sinistra orografica dello stesso, si raggiunge così il sentiero che arriva da destra dal Colletto (1272m) con minore dislivello ma che risulta a mio parere meno interessante. Svoltando a sinistra con poca pendenza si prosegue per Narbona, passato un rio che scende da Rocca Cernauda, in vista dei ruderi delle grange il Tec, si svolta a destra e dopo una trentina di metri a sinistra passando a monte dei ruderi. Qui il sentiero è un pò umido ma è ben visibile, peccato per qualche albero caduto di traverso. Dopo un pò il diradarsi delle foglie ti permette di vedere sulla destra in lontananza i primi ruderi di Narbona, paese abbandonato da tempo, fatto di case quasi sovrapposte su un costone al riparo dalle valanghe. All'ingresso nel paese (1495m), altri alberi caduti coprono ruderi e sentiero, faccio qualche foto e decido di aggirare il paese sulla sinistra per evitare gli sfasciumi che si trovano negli stretti vicoli del centro. Mentre mangio non mi tengo dal guardare dentro alcune case, mobili e suppellettili sono ancora lì a testimonianza della vita vissuta.
Guadagnando il punto più alto del paese, lascio sulla sinistra il sentiero che attraversando il rio che scende dalla Bassa di Narbona, porta al M.Crocetta (2194m, eventuale scorciatoia per la stessa gita). Salendo con buona pendenza il costone di Narbona, punto verso la Rocca di Cernauda, arrivato verso quota 1900m svolto decisamente a sinistra in direzione della Bassa di Narbona (2207m) che raggiungo dopo 2 ore e 15 minuti dalla partenza. Scollinando a nord-est verso il vallone del Tibert che scende in Valle Maira, si vedono le grange omonime e a sud-est le due punte meta della mia gita (foto). Puntando verso il Tibert, vado a raggiungere senza perdere quota la strada che arriva da Celle di Macra segnata GTA che porta al M.Crocetta (altra possibile scorciatoia), passando vicino alle grange Serra, lascio sulla sinistra il sentiero appena preso proseguendo diritto nel vallone del Tibert. Di qui bisogna scendere perdendo una cinquantina di metri, passando est delle grange Tibert si raggiunge il fondo del vallone puntando direttamente al colle di Intersile (2516m). Volendo si può tagliare a destra su una pietraia e raggiungere una cencia (non pericolosa) sulle pendici nord del M.Tibert che permette di dimezzare il dislivello perso.
Arrivati al colle (circa 1 ora e trenta dalla Bassa di Narbona) vedo le prime persone, di quì ho due possibilità, a sinistra direttamente per il M. Tibert (2647m), a destra per la Punta Tempesta (2679m), per ottimizzare il giro, punto sulla seconda e in mezz'ora sono in punta. Faccio due parole con una signora non più giovane e una ragazza saliti da S. Magno, è quasi mezzogiorno decido cosi di mangiare il mio piccolo pasto, non mi dilungo molto consapevole del fatto che il tempo manca sempre alla fine e che la strada è ancora lunga.
Ridisceso al colle di Intersile, faccio incontrando coppia che va in senso contrario e proseguo per il M. Tibert, altre due signore che sono in procinto di scendere verso il monte Crocetta come penso di fare io, certo oggi non posso dire di sentirmi solo. Non tardo molto che decido di partire anch'io perchè mi piace tornare a casa abbastanza presto, scendendo a ovest verso il monte Crocetta, si trova un pò di roccette e sfasciumi poi tramite dei vallonetti raggiungo la Costa Chiop che divide Castelmagno dalla Comba di Narbona, qui un sentiero abbastanza visibile mi accompagna. Si segue la cresta evitandola in alcuni punti, lo sguardo sul santuario è notevole, vicino al M. Crocetta arriva dalla destra il sentiero segnato GTA nominato in precedenza e scende verso Castelmagno, incontro altre persone salite dal santuario per prendere il sole visto la bella giornata.
Pochi metri di salita e sono sul Monte Crocetta (2194m) dominato in effetti da una bella croce su un piedistallo di pietra, al posto di scendere direttamente a Castelmagno, opto per una soluzione già pensata in precedenza che mi permette di accorciare la strada asfaltata del ritorno a Campomolino. Senza aspettare oltre, scendo zigzagando in direzione sud, a fondo valle vedo un ricovero per alpeggio, di qui passando a destra del rio Neirone e a sinistra della Punta Castellar, trovo il sentiero indicato sulla cartina che porta direttamente a Chiotti.
Passato il colle di Chiotti, il sentiero non è ben visibile poi si sdoppia in vari passaggi fino a che sparisce, comunque l'importante è sapere dove si è e dove si vuole andare, di fronte a me avevo Rocca Cucuja e il Passo Borel il cui vallone scende a Chiotti e non mi potevo sbagliare. Difatti dopo poco vedo spuntare tra gli alberi già spogli un campanile, passando presso un ripetitore l'ho raggiunto trovandomi a Chiotti (1526m). Dopo essermi dissetato ad un buona sorgente, ho preso la strada asfaltatura per Campomolino, erano circa le 15 e trenta quando un'auto si è fermata e mi ha chiesto se volevo un passaggio, non ho detto di no pensando al percorso fatto e ai chilometri di asfalto che dovevo ancora percorrere, anche se in discesa. Così in poco tempo sono stato a Campomolino punto di partenza, bella gita magari un pò lunga che però volendo si può accorciare tagliando verso il monte Crocetta o anche facendosi venire a prendere a Castelmagno.
Riccardo, gita pubblicata su "La Guida" l'11/2007
Monte Tibert e cima Tempesta, dalla Bassa di Narbona |
Monte Plum , attraverso vecchie borgate della Valle Grana
Gita a bassa quota con profumi primaverili e panorama splendido, vista sul lato nord della valle ancora abbondantemente innevato. Gita effettuata con mio figlio sabato 29 marzo, partenza 3,5 km dopo Pradleves verso Campomolino, ponte in pietra a destra della strada (ca.1000 m). Partiamo verso le otto e trenta, la temperatura essendo all'ombra è ancora rigida, imboccato il sentiero dopo il ponte e superati un decina di metri un po accidentati, troviamo un bel sentiero che sale zigzagando tra piante di bosso con il loro odore caratteristico. Dopo una decina di minuti siamo già al sole e la striscia d'asfalto si vede già lontana in fondo alla valle. Più avanti, lasciamo sulla destra una deviazione per Cauri indicata da nuovi cartelli, il sentiero è costellato di primule, in vista della borgata Croce ci fermiamo un momento vicino ad un bel pilone votivo, dietro di noi oltre la vallata, ammiriamo Rocca Cucuja che vista da qui ancora tutta innevata, nonostante la modesta altezza sembra imponente.
Ripreso il cammino in pochi minuti siamo a Croce (1175 m) e già si intravedono alcune case del Colletto raggiungibili tramite un sentiero. Ci dissetiamo alla fontana e proseguiamo per Campofei, la salita si fà più dura, il sentiero serpeggia su un piccola cresta. Dietro a noi, le case del Colletto con la chiesa (delle cui campane avevamo già sentito i rintocchi), il cimitero, la statua della Madonna, si allontanano sempre di più. Proseguendo verso nord-ovest si incontrano le prime grange, il sentiero con un svolta a destra ed una a sinistra, guadagna un costone roccioso su cui se erge Campofei, borgata in stato di abbandono (1489 m). Sarebbe più sicuro aggirarlo sulla sinistra ma volendo far vedere a mio figlio i vari anfratti di questa vecchia borgata, decido di passare in centro. Rami e pietre cadute ostacolano il passaggio, dalle porte aperte delle case, si vedono ancora letti, madie tavoli, armadi e oggetti comuni, le abitazioni si alternano con stalle e fienili. In un ampio locale aperto c'è il forno dove a turni si faceva il pane, già mi immagino la gente del luogo che specie nei lunghi inverni si fermava a chiacchierare, i bambini che erano numerosi giocavano, le donne facevano maglia; un'altra vita. In cima alla borgata c'è una cappella ancora recuperabile, davanti case diroccate, qui arriva una strada da Valliera che volendo si può percorrere accorciando così la gita. Noi proseguiamo per le grange Saria, all'uscita dalla borgata si passa vicino ad una buona sorgente, il sentiero si inerpica inoltrandosi in un altro agglomerato di case alcune ancora in discreto stato, in altre la neve copre i resti del tetto caduto. La salita è abbastanza impegnativa, il sentiero non sempre ben visibile, ci porta verso est, dopo una piccola grangia e un bel pino si ritorna a ovest di un costone. Passando ai bordi di una pineta, il profumo dei pini ci accompagna, ne aggiriamo alcuni che sono caduti e proseguiamo. Lasciata la pineta, incrociamo la strada che dal Colletto raggiunge le grange Saria (1742 m), la percorriamo per un breve tratto e siamo arrivati. Volendo ci si potrebbe fermare qui, di fronte a noi verso sud si vedono tutte le montagne della valle Grana, dal Bram alla Punta dell'Omo al Viribianc e il Viridio, alla Punta Parvo al Tibert alla Punta Tempesta per finire più a nord alla Rocca Cernauda. Visto che è ancora presto, decido di proseguire per Monte Plum, passando a est delle grange, un sentiero aggira il costone roccioso, salendo verso sinistra attraverso una pineta si raggiunge il costone aggirato in precedenza.
Proseguendo verso nord, tra roccette e ciuffi d'erba, si prende quota salendo dapprima un ampio vallone poi tenendosi a ovest della cresta si arriva ad un salto roccioso, seguendone la base verso sinistra, si trovano dei valloncelli che puntando a nord e permettono di salire con una certa tranquillità. Superate le ultime balze, ci si trova davanti alla punta arrotondata del Monte Plum, attraversato un grande nevaio pianeggiante, salgo gli ultimi metri in un prato appena lasciato libero dalla neve e passando sull'ultima neve raggiungo la cima (2081 m). Lo sguardo si apre sulle vallate sottostanti fino alla pianura, una leggera brezza mi consiglia di aspettare a cambiarmi, scattate alcune foto punto verso ovest all’opposto del Colle Margherita (1984 m) dove persiste ancora un po di neve. Sceso alcune decine di metri verso Valliera sono circa le undici, faccio una sosta, il sole è alto, il cielo è sereno, un elicottero rumoreggia sopra Madonna del Colletto. Riprendo scendendo alla meglio il largo avvallamento costellato di pietrami, non tardo così a raggiungere la strada per il Colletto ed anche mio figlio. Riprendiamo insieme la discesa verso Battuira e Valliera, la strada nelle zone d'ombra è ancora ricoperta dalla neve. Da Valliera in giù, noto che la strada è stata aggiustata, peccato che avvicinandoci al Colletto in certi punti, buona parte del lavoro è stato portato via dall'acqua la cui colpa secondo me è relativa non avendo fatto a dovere i canali i di scolo.
Monte Plum e Punta del Mezzogiorno |
Monte Servatun, 2277m - Fontana Fredda - Serre Garb
Monte Servantun, 2277m, Roaschia CN |
Monte Aiera, Il balcone di Entraque, dove è noto anche come l’Ariauda
WORK IN PROGRESS
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