Lettere ai giornali


Lettere ai giornali

Tutti si dicono ambientalisti


Sono pienamente d’accordo su quanto ho letto su La Guida del 18/01/2024, riguardo all’innevamento artificiale e sostengo volentieri questa protesta. Leggo però in un altra pagina, che sabato 13 Gennaio, sulle piste di Limone Piemonte si sono presentate 5000 persone con l’intento di sciare, poi come presumibile, proteste, malcontenti perché alcune piste non erano pronte e quelle che funzionavano erano affollate. Ora mi chiedo, in tempi come questi dove sembra da certe manifestazioni, che tanta gente debba morire di fame, come può essere possibile, visto che l’abbonamento agli impianti di risalita mi risulta che costi parecchio come pure le attrezzature, c’è qualcosa che mi sfugge. Forse non tengo conto che alcuni hanno rinunciato ad altre spese, altri hanno rinunciato ai saldi di stagione oppure hanno risparmiato per essere li, con gli sci nei piedi e tanta voglia di sciare, tutto può essere.
Mi chiedo però, il risparmio energetico dov’è finito, gli impianti di risalita consumano parecchio, tra energia elettrica per la risalita, per i cannoni da neve, carburanti per i macchinari, personale, ed ora in modo sempre più importante, acqua, tantissima acqua per produrre neve artificiale e tutto questo solo per il divertimento di qualcuno. A parte le battute, non penso che la soluzione dell’innevamento artificiale sia sostenibile, e tanto meno attuabile in larga scala. In periodi come quello attuale, in cui d’estate rischiamo di restare a secco, d’inverno sarebbe importante riempire le riserve idriche e non spargere acqua sui monti, per poi lamentarsi in estate della mancanza d’acqua e sentire alcuni proporre di risparmiare sull’acqua di irrigazione dei campi, vitale per le aziende agricole ed i frutteti, magari gli stessi che poi usano l’acqua potabile per l’irrigazione dell’orto o il lavaggio della macchina.
Inoltre penso che questi accaniti sciatori, almeno in maggioranza si riterranno amanti dell’ambiente e della natura, senza pensare ai problemi sopracitati, alla deforestazione, al movimento terra per le piste, all’acqua sottratta agli acquedotti, alle riserve naturali, all’irrigazione. Anche a me è sempre piaciuta la montagna che ho frequentato assiduamente per una quindicina di anni, d’estate basta un paio di scarponi, uno zaino ed eventualmente un poncio, d’inverno, con un paio di sci o meglio per chi non è esperto di fuori pista come lo ero io, un paio di ciastre, racchette da neve con le quali vai dove vuoi sempre con attenzione e rispetto per l’ambiente. Una bella gita a costo zero, ti rinfranca lo spirito, fai un po' di allenamento all'aria aperta, avanzi di andare in palestra, quanti soldi risparmiati e senza spreco di energia, se non la tua. Sarà colpa della pubblicità ingannevole, o di tutto quello che volete, ma il fatto che non ci si dovrebbe più privare di nulla, o che l’unico suo scopo del vivere, debba essere la felicità a tutti i costi, senza accorgersi di non essere più in grado di ragionare con la propria testa, di seguire influencer che (ben pagati), ti guidano negli acquisti e nelle necessità quotidiane, ci sarebbero molte riflessioni da fare, prima di dirsi ambientalisti.
Riccardo Balestra 24/01/24 -  NON pubblicato


Le cose cambiano in peggio – Cure mediche e visite inutili

Purtroppo devo constatare per l’ennesima volta l’inefficienza della sanità specie sulle piccole cose, risulta evidente che con l’avanzare degli anni si ha sempre più bisogno di ricorrere a cure mediche. Cure che dovrebbero essere giuste ed efficaci se non si vuole ridurre il paziente ad una cavia, o condizionarlo a tal punto che la sua vita sia scandita solamente da visite mediche, il che convaliderebbe il detto: “vivere da ammalati per morire sani”. Dico questo anche perché già venti anni fa, per scoprire un ernia al disco, ci sono volute parecchie visite mendiche con cure sbagliate, per fare due menischi ho subito quattro operazioni, per acufeni e cervicali neanche a parlarne, non parliamo poi di certe cure anti infiammatorie, ricordo di aver passato una notte intera a vomitare. Non mi passa neppure di mente di quel dermatologo che di fronte al mio problema, mi chiede: “ma lei si gratta?” io cerco di spiegare che se mi gratto, è perchè ho un forte prurito, non si è minimamente sforzato di capirne le ragioni, di dare consigli, mi ha spedito via senza cure, come se avessi fatto chissà che cosa. E’ da allora e da situazioni simili, che cerco le cure da solo per cui ho potuto tirare avanti lavorando come ho sempre fatto nonostante gli acciacchi. Le cose non mi paiono cambiate molto se non in peggio, il medico di base non ti visita più, quindi ti scrive visite su visite, alcune pressoché inutili non trovando le cause che permetterebbero di risolvere i problemi, una cosa però è cambiata almeno per me, a differenza di allora ora pago le visite e quindi c’è un costo e non solo una perdita di tempo. Un altra cosa che noto, è che se vai ad una visita, anche se non trovano niente, comunque ti consigliano di farne altre, per stare tranquilli, per essere sicuri che non ci siano altri problemi. E’ una ruota che si autoalimenta, nonostante le lunghe liste di attesa ed i problemi di prenotazione, sopperite in parte dall’eventuale urgenza, tra telefonate e corse in auto, un impegno non indifferente, immaginiamo il dispiacere per persone anziane a cui non basta perdere il proprio tempo, con rincrescimento devono farne perdere anche alla famiglia che le assiste. Per fortuna non è ancora il mio caso, ma il tempo passa e non si sa cosa ci aspetta, senza entrare nei particolari, l’anno scorso ho avuto due problemi che che hanno richiesto altrettante visite, le visite non hanno rilevato niente però sono uscito con altre tre visite da fare. Visto che i problemi erano un po' rientrati e che avevo poca fiducia in una soluzione, ho lasciato perdere. Ora si sono ripresentati, uno in forma leggera e l’altro in forma acuta, per cui ho deciso di fare una visita a suo tempo rinviata, per questo problema ero già stato in maxillo senza risultati, ora dall’otorino idem, salvo escludere problemi più gravi il che è già un sollievo, tempo totale impiegato 10 minuti. Una cosa però mi ha dato fastidio, per fare questa visita si è servito di una piccola apparecchiatura endoscopica per vedere all’interno della bocca, tempo perso due minuti, tutto normale e lodevole se avesse fatto parte della visita in atto per migliorarne la prestazione, ma no troppo logico e facile, a fine visita, il dottore mi stampa un altro foglio come se fosse una nuova prestazione, e mi chiede di passare in cassa a pagare, aggiungendo che si trattava di pochi euro. Cosi faccio, da persona civile, oltretutto sono pochi euro e non voglio essere in debito con lo stato, quindi passo in cassa, quando ho sentito la cifra, il sangue mi ha dato un giro, chiedo ancora scusa all’incolpevole addetto. Da non credere, per la vista avevo pagato 20,70 euro, per la piccola appendice da pochi euro secondo il dottore, mi hanno presentato un conto da 27,10 euro. Il mio modesto parere è che, o qualcuno non ha presente il valore dei soldi, oppure ha voluto minimizzare il costo, ben sapendo che sarebbe stato di difficile giustificazione, vista la prestazione che secondo me è solo servita a completamento della visita stessa. PS- per questo problema, forse è servita di più la visita di un dentista contattato per altri motivi, che almeno è stato in grado di fare delle credibili supposizioni a riguardo, cosa che non è avvenuta sia in maxillo che in otorino.

Riccardo Balestra, inviata il 23-01-24 a La Guida, Cuneo, pubblicata 15-02-24

Sanità pubblica e cliniche private – Inermi di fronte al disfacimento in corso

Ho letto ultimamente su "La Guida" diversi interventi che parlavano di questo problema, che comunque è sotto gli occhi di tutti, ma forse dovrebbe esserlo un po' di più, ai diretti interessati. Vorrei portare due esempi personali, verso Giugno avevo richiesto una visita oculistica per eventuale intervento di cataratta (2° occhio) ho fatto l’impegnativa come mi è stato detto ed ho telefonato per prenotare, il primo posto a Cuneo era per metà Gennaio 2024, poi sarei stato messo in lista per l’intervento, presumo ci volessero altri 3-4 mesi, visto che per il primo occhio sono stato in lista per 8-9 mesi, ma per il secondo ti fanno passare prima. Cosa fare, come ormai fanno tutti, ricorrere al privato e come per miracolo, nel giro di un mese ho fatto l’intervento. Penso che ormai è chiaro di come funzionano le prenotazioni e del perché le liste di attesa siano cosi lunghe. Altro episodio; purtroppo essendo nella fascia di età in cui le patenti durano solamente tre anni, quest’anno che non avrei avuto problemi di vista, ho scoperto una novità, e cioè anche la visita medica per il rinnovo della patente, non non è più possibile farla nell'ambito della Sanità Pubblica, visto che non accettano più prenotazioni per il rinnovo della patente (almeno a Cuneo) salvo che non hai problemi particolari. A differenza delle altre visite pur importanti, di cui vi parlavo prima, se non sono urgenti, potresti eventualmente rimandarle, per le patenti la scadenza è inderogabile, salvo tu voglia girare con la patente scaduta con tutti i rischi che comporta. La soluzione proposta dall'ufficio di Medicina Legale, è stata quella di rivolgersi alle Agenzie Private, cosa che ci sarei arrivato anche da solo, ma sentirselo dire da un ente pubblico, mi ha fatto veramente arrabbiare. Dopo aver preso la patente da privatista ed aver pensato sempre in prima persona al rinnovo, ora per la prima volta, mi sono sentito sbattere la porta in faccia. OK sarà segno dei tempi, ma proprio ci dobbiamo adattare ed assistere inermi al disfacimento della Sanità Pubblica? Qualcuno penserà, niente di grave, in fin dei conti chissà quanti si affidano alle agenzie private, poi c’è sempre una prima volta per tutto ma è difficile da digerire, senza contare che tutto avviene in silenzio, senza pubblicati ufficiali ed ho timore anche nell’indifferenza dei più. E' evidente che la Sanità Pubblica sta tirando i remi in barca a favore di quella privata, basta vedere le Cliniche Private che escono come i funghi in questa stagione!
Riccardo Balestra - Inviato 21-10-2023 - Pubblicato su La Guida il 2 Novembre 23 

“Farmene una ragione”

Un cosa di cui non riesco proprio più a “farmene una ragione”, è il disinteresse, la sciatteria di certe persone, l’evidente sufficienza con cui trattano gli altri, (o forse sarebbe più giusto dire, solo alcuni degli altri). Si perché non peso che queste persone trattano tutti alla stessa maniera, nessuno penso gli rivolgerebbe più la parola dopo averle conosciute, parole, sorrisi e bugie, questa è la ricetta giusta e non parliamo di cucina. Veniali bugie forse, convincenti ed argomentate, perfette da venditori di parole che mirano solo a convincere senza tenere in minimo conto che stanno parlando con persone come loro, che alla furbizia, preferiscono l’intelligenza, sicuramente più attente ai rapporti umani. Frasi come; ti mando una mail, vengo di sicuro, ci vediamo domenica, passo a trovarti e decine di altre affermazioni dette con convinzione, sono sistematicamente smentite dai fatti e nemmeno si vergognano, fanno finta di niente hanno già in serbo altre bugie e sempre col sorriso sulla bocca, cercano di giustificare le prime, convinte come sono di essere credibili e che comunque non avrai il coraggio, o la sfacciataggine di dirlo in faccia che non credi non sei per niente convinto. 
C’è gente che secondo me non si ferma mai a pensare, a meditare, ad interrogare la propria coscienza, altrimenti come potrebbe dormire tranquilla, sapendo di aver mentito solo per togliersi dall’impaccio, senza nemmeno accorgersi che questa è diventata una abitudine che non risparmia nemmeno un amico, nemmeno chi aveva fiducia in lui ed un tempo gli credeva. 
Certa gente, sotto certi aspetti è da invidiare, perché non avendo una coscienza a cui rendere conto, alla fine vive meglio di tanti altri che si fanno un mucchio di problemi se si vedono obbligati a dire anche solo una piccola bugia. C’è chi piuttosto di mentire, tace, chi ancora arrossisce di fronte ad una domanda scomoda, fatta dalle stesse persone di cui ho parlato, che non si fanno scrupolo di metterti in difficoltà con domande impertinenti, cercando di scavare nella tua vita, vedere fino a che punto possono arrivare, ma della loro non ne parlano mai, trincerandosi dietro il falso ed immancabile sorriso senza nulla dire. Tutto questo mi riporta a tanti anni fa, quando un collega mi disse: ”ma te, non hai ancora insegnato ai tuoi figli a rispondere al telefono?”. La domanda sembra banale, cosa c’è da insegnare, ma poi capisci cosa ti voleva dire, chiedere prima se ci sei e darti l’eventuale possibilità di negarti, di non parlare con la persona che ti cerca.  Questo purtroppo è quello che abbiamo insegnato e poi diciamocelo chiaro, qualche piccola bugia fa anche comodo, perché a volte se non rispondi sei maleducato, se dici ciò che pensi rischi di offendere, in fondo non è così grave può anche far comodo per trarti dagli impicci, per evitare discussioni inutili, per la pace in famiglia o tra parenti insistenti. Ma certo, non si dovrebbe fare con gli amici o con le persone che stimi e che ti stimano, penso che a volte è più facile dire la verità con gli estranei, dire ciò che pensi senza il timore di essere giudicato, criticato, messo in croce per le tue idee, inoltre a chi non ti conosce, puoi raccontare quello che ti pare, che sia vero o no cosa importa. Ragionando su queste cose, sarei tentato di dire che essere sinceri non paga, già solo il fatto di non dare confidenza, crea un distacco, un solco a volte incolmabile e la gente in genere piace essere laudata e non sicuramente essere oggetto di critica. La sincerità a volte crea anche empatia tra persone che parlano la stessa lingua e fanno ragionamenti simili, è impossibile non dire la verità, non dire le cose come realmente stanno, o perlomeno come le vedi te, chi non è sincero e non vuole abbassare il velo dietro il quale pensa di nascondersi, non può raccogliere le tue confidenze e considerarsi amico.  Ma “farmene una ragione” è un altra cosa, vorrebbe dire accettare la situazione, accettare che ti si dica una cosa per un altra, questa è una moda già fin troppo diffusa e questa volta, questa ragione non me la voglio proprio fare! 
Riccardo Balestra 06/08/23  -  NON pubblicato

Una disputa sul sistema odierno dell’arte, lanciata dall’artista; 

Achille Bonito Oliva.

Dice l’artista A.B. Oliva “senza un sistema dell’arte, l’arte contemporanea cosi com’è non esisterebbe, lo scopo del sistema dell’arte contemporanea è la sparizione dell’opera d’arte”, arrivando poi ad una conclusione, “il sistema odierno prevalente ruota intorno a collezionisti, direttori di museo, critici e i curatori, legittimati da una struttura mercantile fatta di gallerie, aste e istituzioni”.
Risponde il gallerista Domenico Nardone: “l’opera d’arte, in questo specifico sistema, assume un carattere iconico e centrale nel vuoto che riesce a creare, nel sottrarsi piuttosto che nella sua presenza”, .continua: “Sembra quasi ovvio sostenere che senza un sistema deputato al riconoscimento del valore d’arte non esisterebbero ne l’arte, ne gli artisti”.

Tutto più o meno comprensibile, su una cosa però non sono d’accordo, non mi sembra per niente ovvio quello che dice il gallerista, per lo meno sulla seconda parte dell’osservazione e cioè che senza un “sistema deputato al riconoscimento”, non esisterebbero gli artisti stessi.
Anche se la cosa mi interessa solo parzialmente, intenderei parlare per tutte le colleghe ed i colleghi pittori e vorrei far notare a chi scrive che gli artisti, c’erano già nella preistoria, ci sono infinite documentazioni a cominciare dai graffiti nelle caverne ai giorni nostri. Non penso proprio che un artista per produrre un opera, abbia bisogno di un gallerista, potrebbe averne bisogno per la commercializzazione e fin qui penso che siamo tutti d’accordo, ma in questi ultimi tempi, il ruolo del gallerista è cambiato ed ha acquisito un potere enorme sul mercato e sugli artisti stessi.  Le opere, dovrebbero essere al centro del discorso e non certamente le parole, a volte incomprensibili, appositamente studiate per confondere il pubblico e spingere su, questo o quello secondo la convenienza normalmente a favore di artisti affermati che già sono presenti in galleria.
Il “sistema” di cui si parla, sarà anche necessario a certi livelli, ma serve solo a fare business, il pittore, l’artista se vogliamo, deve adeguarsi o subire tutto questo, compreso il fatto che con questo sistema, non è nemmeno più padrone di dipingere quello che vuole, ma si vede costretto a dipingere ciò che gli è richiesto dal gallerista ed accontentarsi di quello che passa il convento.
Altrimenti, fai quello che vuoi, alle gallerie puoi sempre accedere se sei disposto a pagarne l’affitto senza garanzie di vendita, in internet, non mi risulta che il mercato sia cosi fiorente come certi siti vogliono far credere, la gente non si fida a comperare direttamente dall’artista neanche al giusto prezzo e sono rari coloro che ti interpellano per visionare le opere e fare un discorso serio.
I siti di vendita che conosco, vogliono realizzare sul venduto più del 60%, quindi capite che se uno vuole almeno pagarsi le spese, è costretto a richiedere un prezzo relativamente alto, improponibile a chi vorrebbe vedere l’opera a casa sua e non pensa per questo di dover fare un investimento.
E’ chiaro che le opportunità di presentare i propri lavori, specie qui da noi dopo che la pandemia ha bloccato tutto, si sono ridotte al lumicino, inoltre le speranze di avere a disposizione degli artisti, una sala Comunale autogestita è sfumata da tempo, il salone della Provincia in Corso Dante, in ottima posizione che dava a tanti artisti la possibilità di farsi conoscere e presentare il proprio lavoro, sembra non abbia più intenzione di riaprire, ma noi speriamo ancora che la Provincia ci ripensi e rimetta a disposizione questo spazio.
Inoltre pare che le aste in internet vadano alla grande, sarà grazie al “sistema”, che collega gallerie e galleristi con critici e collezionisti quindi un grande business dove al posto di opere d’arte, potrebbe esserci qualsiasi altro oggetto. Io aggiungerei anche grazie al fatto che c’è gente che non sa come spendere i soldi e vuole provare ad investire in opere d’arte, quindi chi meglio degli addetti ai lavori cioè i galleristi, di livello internazionale ovviamente, possono tramite le aste, pilotare tutto questo flusso di denaro in un giro d’affari dove si guadagna se si spinge al rialzo. Mentre per il “povero” (per modo di dire, artista), sia che vende personalmente o tramite gallerista, i prezzi delle sue opere sono fermi a dieci anni fa, mentre i materiali sono quasi raddoppiati, si può dire …. poco più di un rimborso spese.

Riccardo Balestra - inviato a La Guida il 20-03-23 - pubblicato 30-03-23


Chi ha voglia di privarsi di qualcosa? Energia e caro bollette

Una riflessione sul “Caro energia”, dopo l’ultima bolletta, la più salata in assoluto.


Avevo sempre pensato che a consumare fossero le solite cose, il boiler, il forno elettrico, la stufetta elettrica, la pompa dell’acqua, il bio-trituratore, cioè apparecchiature che assorbono molta energia ed hanno potenze tra i 1500 ed i 2000 watt. Siamo passati in pochi anni da un costo di ca. 20 cent. a 65 cent./Kwora , mal contato per quella potenza, circa un euro all’ora, una spesa che incomincia a non essere trascurabile quando si parla di accensioni di diverse ore. Ma poi pensi, primo che di certe cose non puoi farne a meno, se non cambi o stravolgi il tuo modo di fare e le abitudini tue e della famiglia, secondo che comunque non usi i macchinari per un tempo prolungato e quindi non dovrebbe incidere più di tanto. Però una cosa che di solito non si pensa è a quanto consumano certi elettrodomestici, tipo la TV ed il PC fisso, di cui ancora non avevo considerato il vero consumo che non è come una vecchia lampadina, mettiamo 60 watt, la TV consuma il doppio ed il PC almeno tre volte tanto, ai nuovi prezzi, circa 1 euro ogni tre ore. Parlo del vecchio Servizio Elettrico Nazionale, di cui per il momento ancora mi fido, ma che ora dopo anni di rinvii, è prevista la chiusura entro il 10 Gennaio 2024 ed il passaggio al mercato libero, che evidentemente aspetta solo questo per spartirsi la torta. Non so come faranno ad attuare questo piano se la gente non si decide a cambiare, nonostante sia sommersa giornalmente da insistenti telefonate di cui ne faremmo volentieri a meno, alla faccia dell’RPO, Registro pubblico delle opposizioni, che dovrebbe impedire queste telefonate a chi si è iscritto, ma non ho ancora capito se e come funziona.
Comunque il SEN, è gestito dall’ Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente “ARERA”, dove i prezzi sono controllati dallo stato ed aggiornati ogni tre mesi, volendo si trova facilmente in internet. Riguardo al mercato libero non so quali siano i livelli di spesa, con tutte le promozioni mordi e fuggi proposte a tempo determinato, mi risulta però che alcuni fornitori siano già stati multati dall’antitrust e quindi penso che al momento, non ci sia da aspettarsi di troppo. Gli aiuti del governo sono inesistenti oggi come ieri, se non altro per la classe media (visto il rifiuto di tagliare le odiose accise, che però rimpinguano le casse dello stato), noto solo che bisognerebbe già proprio essere alla fame (o per lo meno figurare di esserlo) per accedervi.  Ora tutti vogliono insegnarti a risparmiare, tutte cose vere per carità, anche se alcune sono solo di facciata ed hanno poca incidenza sull’effettivo consumo, come sostituire tutte le lampade con quelle a LED, anche quelle che in realtà non accendi quasi mai. Tutti i suggerimenti inoltre richiedono di rinunciare a qualcosa, sarà solo spegnere le luci, la televisione, almeno quando uno non la si guarda, non lasciare in stend-bay altre apparecchiature, è cosi che ti accorgi di quante cose non puoi fare a meno, tipo il citofono, il modem, il wifi senza contare tutte le batterie da ricaricare e per non parlare delle radiosveglie e tutto il resto.

Ma veramente abbiamo voglia di privarci di qualcosa e complicarci ulteriormente la vita?


E poi, fino a poco tempo fa andava bene cosi, ora dovremmo privarci di tutto il superfluo che ci è stato propinato nell’arco di questi ultimi anni, ci avevano (quasi) convinti che se non avessimo consumiamo di tutto e di più, il mondo si sarebbe fermato e quindi anche per questo non ci saremmo dovuti far mancare niente. Ho dei grossi dubbi che gli italiani, me compreso, abbiano voglia di risparmiare ulteriormente, specie coloro che già lo hanno fatto da sempre e che ora proprio per questo ne potrebbero fare a meno. A che pro si dovrebbe rinunciare a qualcosa, solo perché c’è chi specula su questa situazione di emergenza energetica, per fare cassa, alla faccia delle battaglie passate fatte dall’opposizione e senza un significativo rilancio delle fonti rinnovabili, i rigassificatori e quant’altro, ma si sa l’Italia è il Paese dei no.
Se poi chi per svariati motivi si trova in difficoltà, penso che innanzitutto dovrebbe rivedere le sue voci di spesa e tagliare quelle inutili e c’è né sono tante, basta vedere cosa pubblicizzano sui media, 90% spese inutili. Chi proprio non c’è la fa, può contare su qualche Onlus che sicuramente gli verrà incontro, per lo stato tutto questo ormai dipende dall’ISE con tutto quello che comporta.
Riccardo Balestra, Inviato a La Guida – 06-02-23 – L’opinione dei lettori. Pubblicato 09-02-23


Fine anno, tempo di riflessioni e di ricordi.


Questa mattina la neve mi ha fatto una sorpresa, mi ha costretto ad interrompere i lavori di potatura che già avevo iniziato, niente male, ho molte altre cose da fare in casa appena riesco a staccarmi dal PC.
Per ora, riprendendo gli appunti scritti qualche giorno fa, riflessioni di fine anno sul mio rapporto con il denaro, convalidando quanto ho scritto e cioè penso che il mio atteggiamento sia abbastanza distaccato, anche se ci sarà sicuramente chi afferma il contrario, l’incasso o la vincita di una discreta somma di denaro, mi trova piuttosto indifferente, e questo non da ieri. Anzi avendo sempre privilegiato il risparmio, provo come un fastidio nel maneggiare soldi che non ho direttamente guadagnato, si dice che i soldi non hanno colore, ma la provenienza è importante. Non ho mai giocato ne grattato, non mi piace tentare la fortuna, forse perché non ne ho mai avuta un gran che, ma so perfettamente da dove vengono i soldi che spendo, la fortuna non c’entra, ma la capacità e la voglia di fare si. Non so perché, ma una vincita importante mi spaventa, sarebbe come un fulmine improvviso, sconquasserebbe la mia vita, la routine quotidiana, il mio modo di vivere e di pensare. Forse la spiegazione si trova ritornando con il pensiero all’infanzia, all’adolescenza e poi più avanti, una vita sempre impostata al risparmio, al fai da te, sempre tesa ad unire l’utile al dilettevole quando si poteva. Un tempo non si facevano tanti regali nemmeno a Natale, i nonni che nemmeno ho conosciuto, ma anche i genitori si accontentavano di una caramella o un arancio, certo per le famiglie benestanti sarà stata un'altra cosa, ci sono passati anni perché le cose cambiassero, quando ero bambino, altre erano le priorità della famiglia, il risparmio era una necessità inderogabile. Ricordo i pochi spiccioli alla domenica, libri in casa non c’è n’erano, un traforo che usavo sul tavolo della cucina quando era libero, in terza avviamento una bicicletta che non volevo, poi un motorino di seconda mano e cosi via. Ma anche dopo il militare, quando già avevo un buon lavoravo e tutto dipendeva da me, spendevo con parsimonia come mi era stato insegnato, cosi la prima macchina l’ho presa usata a 25 anni dopo aver fatto tre anni di scuola serale per prendere un diploma. Sempre in quel periodo, l’unica cosa che mi sono concesso è stata una bicicletta da corsa nuova, per il resto ho dato una mano ai miei a comperare un alloggio, ovviamente popolare dove poi ho abitato con mia moglie. Poche sono state le spese inutili, poche cene fuori e pochi viaggi, per non parlare delle ferie più delle volte in tenda (ma questo non per il risparmio ma per la libertà di vivere all’aperto) e poi tanto impegno per imparare un mestiere e non solo uno. Con mia moglie poco è cambiato, volevamo una casa un posto da crescere la famiglia, ma i soldi erano pochi e non ci piaceva fare debiti, quindi abbiamo da subito messo in conto, tanto lavoro. Arrivati al tetto, eravamo già in rosso, cosi quando avevamo quattro soldi da parte, compravamo del materiale ed andavo avanti, intanto la famiglia aumentava e c’erano i figli da crescere e la casa da finire. Mi viene in mente il detto: “Dio li fa poi li accoppia!” calza proprio bene, lavoro casa e famiglia, è quello che ci ha uniti, più che le vacanze e viaggi e tante parole. Sembrava una buona idea fare una casa ed in parte lo è stato, ma non abbiamo tenuto conto che gli anni passano in fretta e poi vengono i tempi in cui di fronte a tanto lavoro, incominciano i primi dubbi sull’utilità o la necessità di tutto quello che ancora vorresti fare. Cerchi in ogni modo di resistere, rimandare, non mollare, non darla vinta al tempo ed all’età anagrafica, ti riprometti che l’anno prossimo darai un taglio a tutto il superfluo, sperando che i tuoi già numerosi acciacchi ti lascino ancora fare qualcosa. Vorresti sempre vedere la casa a posto e pensare alle cose da fare e come farle, nonostante ti sia già da tempo, reso conto che il lavoro non finisce mai e specie i lavori di casa, orto e giardino, anno dopo anno puntualmente si ripresentano. E’ più forte di te, non puoi mentalmente eluderli o far finta di niente, tanto meno darli a fare agli altri, non è una questione di soldi, ma di principio. Tornando al discorso iniziale, posso spiegare questo mio distacco, se penso che 40 anni fa, quando abbiamo fatto la casa e ne avevamo bisogno, abbiamo fatto di tutto per limitare i debiti, il mio secondo lavoro, ed anche quello di mia moglie, è stato la più grande risorsa che ci ha permesso di tirare su queste quattro mura, ora come tutti confidiamo in un po’ di salute e serenità. Riflessioni di fine anno, promesse che puntualmente si ripetono ma che lasciano il tempo che trovano, intanto gli anni passano e ci avviamo consapevolmente sul viale del tramonto.  Buon Natale e buon anno!

Riccardo Balestra, Inviato a La Guida 13-12-22, pubblicato

75 anni, la resa dei conti


Una bella età, quella che secondo me, incominci a sentire il peso degli anni e del lavoro fatto. L’età in cui vedi e pensi molto del passato e poco del futuro, in cui i progetti, stando con i piedi per terra come sempre, sono a breve termine, in cui prima incominci a pensare e a chiederti se ne vale la pena, per qualsiasi cosa tu debba o voglia fare. L’età in cui gli acciacchi che già da anni ti tormentano, ma che fin’ora era riuscito a tenere a bada, ti condizionano ed influiscono sulle tue scelte anche giornaliere, un incognita su tutto ciò che devi fare o che vorresti ancora fare. Lavori da tempo pensati, lavori rimandati per cose ritenute più urgenti, lavori che nella tua caparbietà non vuoi cedere ad altri perché già sai, che non sarebbero fatti come li faresti tu, ed inoltre non avrebbero ovviamente lo stesso valore sentimentale. Si può dire che ho sempre fatto il doppio lavoro, a volte anche il triplo contando i lavori di casa, non è un vanto perché so che c’è chi ha fatto anche di più, ma erano altri tempi, per questo faccio fatica a capire che ci sia gente che non trova lavoro, ma non voglio parlare degli altri e non penso di aver fatto tutto, molte cose resteranno da fare.
E’ proprio vero,” il lavoro non finisce mai”, basta avere un po’ di iniziativa, qualche capacità e tanta voglia di fare, progettare realizzare qualcosa di tuo, con le tue mani, qualcosa che rimarrà nel tempo. Parlare di sogni forse sarebbe troppo, più che sogni sono solo cose pratiche, oggetti artigianali, per te e per la tua famiglia. L’età in cui mio padre, gran lavoratore anche lui, ha smesso di venire a casa mia a piantare le patate, una tradizione decennale tanto che pareva non dovesse finire. Un declino lento e costante il suo, un uomo forte e generoso, che nonostante la guerra ed un grave infortunio, non ha mai smesso di lavorare e senza troppe parole, ha sempre dato una mano a chi ne avesse bisogno. La sua onestà intellettuale però non ha pagato allora, come penso non pagherebbe oggi, visto che i parametri di giudizio sono tutt’altri. Mi rammarico ancora oggi che in gioventù, gli ho dato poche soddisfazioni e tanti grattacapi, comunque penso di avere recuperato ed avere qualche attenuante, dovuta al cambio di residenza avvenuto dopo la seconda elementare, ma questa è un'altra storia.
L’età in cui ci si rende conto che le cose si riflettono nel tempo, certi comportamenti non vengono dal nulla, ma hanno radici lontane, come il fatto di non aver conosciuto i nonni e quindi non avere questo legame profondo con la famiglia e con il passato della stessa. 
Poi ristrettezze economiche, aspettative mancate, avrebbero richiesto più attenzione e forse più presenza, per la crescita equilibrata in seno alla famiglia.
L’età in cui incominci a tirare le somme e ti rendi conto che ciò che era importante un tempo, ora non lo è più, ma nonostante questo le abitudini ed i comportamenti restano tali.
L’età in cui le certezze, sono sopraffatte dai dubbi e che forse hai trascurato i figli, anche se non gli hai fatto mancare nulla, forse avresti potuto fare di più, ma eri troppo preso dalla casa, dai debiti che mai hai sopportato, ti sei sempre detto che lo facevi anche per loro, ma forse era principalmente per te, per la realizzazione di un tuo sogno, anche se lo hai realizzato con tanti sacrifici e tanto lavoro. Ora che hai la schiena rotta e non solo, le sicurezze di un tempo cominciano a vacillare, ma non vuoi ammettere che è stato tutto inutile, in effetti non lo è stato, hai fatto la tua vita, più o meno come l’avresti voluta, solo con qualche problema in più. Non avevi calcolato tutte le ore di lavoro le festività e le ferie perse, tutto questo dovuto alla tua voglia di fare, la stessa voglia ti ha portato nel tempo a esperienze diverse di cui spero di avere ancora occasione di parlarne

Riccardo Balestra, pubblicato su La Guida, 07-11-22


Alcune riflessioni sul risparmio, passate in secondo piano

Piazza Foro Boario, Cuneo – 20 Ottobre 19
Le nuvole minacciano pioggia, già nè cade qualche goccia, ma lo scroscio di acqua non arriva dal cielo ma da terra. Due fontane, di cui non vedo l’utilità vista la temperatura autunnale, zampillano ininterrottamente verso il cielo acqua che fragorosamente ricade a terra.
Capisco che d’estate, qualcuno voglia rinfrescarsi e che i bambini lo trovano un gioco irresistibile, ma ora la gente viaggia tutta infagottata, cosa c’è né facciamo di tutta quest’acqua! Tante parole sullo spreco, tante raccomandazioni di chiudere i rubinetti, e poi ……si fa tutto al contrario, come per l’energia, mentre a casa tua dovresti spegnere sempre tutto, si passa da “Mi illumino di meno” a “L’illuminata”, forse che sulle spese comuni non è il caso di risparmiare? Oppure è solo una questione politica, far contenta la gente specie quella (ed è tanta) a cui piace fare festa e se ne frega del risparmio. Intanto le fontanelle continuano a buttare anche se il tempo è brutto e non c’è praticamente nessuno, pazienza, per l’acqua che cade da sopra, non ci possiamo fare niente, ma quella da sotto se ne potrebbe benissimo fare a meno!

Chiesa di S. Maria, Cuneo, 19 Ottobre 19
Siamo entrati in Chiesa che erano già le 17,30, la messa stava incominciando, ho sentito subito un tepore in forte contrasto con la temperatura esterna. Io e mia moglie, abbiamo trovato posto nella fila esterna di destra, stavo per sedermi quando mi arriva una ventata di calore dal termoventilatore posto li a due metri, dietro la balaustra laterale. Di colpo mi sono ricordato dello stesso problema già avuto in precedenza, mi sono dovuto spostare perché è veramente una cosa fastidiosa questo rumore e questa aria calda che ti butta in faccia. 
Vado un metro più avanti, la stessa cosa, a questo punto opto per una panca davanti al confessionale, già occupata da un signore. Intanto uno strano calore, mi sta salendo al viso, mi svesto per cercare un rimedio, ogni tanto guardo chi è rimasto davanti ai ventilatori, non so come facciano a resistere e far finta di niente. Meno male che anche altri si stanno svestendo, cominciavo ad avere dei dubbi sulle mie percezioni, ed essere il solo ad avere questo problema.  Mi sto chiedendo; possibile che nessuno in questi anni si sia lamentato? Nessuno ne è a conoscenza o che pensi di risolverlo, strano perché farebbe anche risparmiare, abbassare la temperatura, spegnere le ventole o fermare del tutto l’impianto almeno durante le funzioni. A questo punto vi chiederete e mi chiedo; ma che messa ho preso! Non lo so, di certo tutti questi disturbi non aiutano la concentrazione, motivo in più per risolverli risparmiando, non vi pare!

Raccolta rifiuti Ottobre 19
Ho letto che il vetro riciclato viene pagato due euro alla tonnellata, cioè mille chili di vetro per due miseri euro! Ma non ci avevano raccontato che la differenziata avrebbe dovuto far risparmiare ai cittadini chissà che cifra con la vendita dei materiali riciclati? Mi sa che erano tutte balle per far ingoiare la pillola dell’aumento per me ingiustificato dei parametri su cantine solai ecc. e di un ulteriore mazzata alle famiglie numerose, con un costo aggiuntivo per ogni famigliare residente, togliendo le agevolazioni per chi abitava ad una certa distanza dal punto di raccolta, cosa che ha fatto raddoppiare il costo senza nessun vantaggio, tanti chilometri in più per i mezzi di raccolta e tanti giri a vuoto, visto che in campagna la gente consegna l’immondizia solo la metà delle volte riciclando umido e verde.
Secondo me gli unici che ci guadagnano sono quelli che comprano i materiali di riciclo, possibile che non si trovi a vendere a prezzi migliori sul mercato? 
Riccardo Balestra, Ottobre 2019, non pubblicate

Opinioni a confronto sulla mostra in Provincia.

Egr. Direttore, vorrei tramite questa rubrica, completare il discorso con una sig. che è passata a vedere la personale che ho allestito nella Sala Mostre della Provincia, e con la quale ho avuto uno scambio di opinioni. Ai complimenti positivi sulle capacità pittoriche, sulla mostra in generale, ha sottolineato a proposito delle donne da me dipinte, una certa mancanza di anima. Non penso di essere stato esaustivo nell’affrontare l’argomento, vorrei riprenderlo ora con calma, riflessione e con la speranza che la signora bruna legga queste mie poche righe.
Innanzitutto non è il mio scopo, la mia aspirazione tirare fuori l’anima delle donne nei quadri da me dipinti, tra l’altro non so cosa né potrebbe uscire visto che le anime delle donne, come d’altra parte quelle degli uomini, sono molteplici. Nei miei dipinti piuttosto, oltre la cura del disegno, dell’inquadratura, la scelta dei colori ecc. partendo dalla serie dei manichini per evolvere con la pop-art e svilupparne un filone del tutto personale, direi che ho concentrato maggiormente l’attenzione sull’immagine che sempre più, specie i giovani, vogliono dare di se stessi, influenzati sicuramente dai media, dalla pubblicità, con cellulari, palmari ecc. sempre più sofisticati e dei quali sembra non se ne possa più fare a meno. Tutto questo ha permesso volendo, di dare un’immagine diversa di se stessi, ha permesso ad una persona qualunque di sentirsi protagonista, attore, di diventare personaggio di spettacolo, di trasformarsi, di emulare gli attori specie di quei talk-show che tanto vanno di moda. La tendenza di farsi vedere, di portare tutto in pubblico, non mi sembra che lasci tanto spazio all’anima che avrebbe più bisogno di riflessione e silenzio. Sono piuttosto queste le donne da me rappresentate, donne di carattere, ma pur sempre donne di spettacolo, attrici, che sanno sopprimere davanti alle telecamere ciò che potrebbe uscire dall’anima, per dare l’immagine di una donna sempre giovane, sorridente e piena di vita, per poi magari lasciarsi andare nelle spoglie stanze dei costosi alberghi che le ospitano. Il filo conduttore del mio studio, è quello di cogliere i vari aspetti di questa trasformazione, questo voler apparire diversi, voler mascherare una certa insicurezza che comunque si coglie a volte in alcuni aspetti e atteggiamenti. E’ per questo che tra i diversi temi sviluppati, partendo dai manichini, passando per le bambole, sono arrivato ai clown e ai mimi, per concludere almeno momentaneamente con figure androidi, ultima frontiera dei media a cui anch’io non ho saputo o voluto resistere. Mi scuso con la signora di non aver espresso sul momento le mie idee, ma capirà senz’altro che l’argomento andava sviluppato ed approfondito e forse non ne avremmo avuto il tempo, comunque spero di avere sufficientemente chiarito l’ottica con cui porto avanti il discorso pittorico e non solo.
Riccardo Balestra, pittore
04/06/2012, Richiesto inserimento su Opinione dei lettori, La Guida - non pubblicato



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